AIBHILL MAC O

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  1. |Fannith|
     
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    C’era una volta..
    (..è si tutte le Fiabe iniziano cosi.. )
    La leggenda narra che non esiste una sola Banshee, ma ne esistono molte, almeno tante quante le località d'Irlanda: ognuna si cura di proteggere le famiglie che vi abitano, ed in particolare la famiglia del capoclan o del nobile irlandese che governa quel luogo. La tradizione narra che inizialmente le Banshee potevano piangere solo per le cinque principali famiglie irlandesi: gli O'Neills, gli O'Briens, gli O'Connors, gli O'Gradys ed i Kavanaghs e, ovviamente i matrimoni misti tra queste e altre famiglie hanno portato ad ampliare notevolmente questa lista esclusiva.
    La Banshee più famosa si chiamava Aibhill, e proteggeva la famiglia O’Brian. Stando alla leggenda, nel 1014 Brian O’Brian si lanciò nella battaglia di Clontarf pur sapendo di andare incontro a morte certa, dal momento che la notte precedente Aibhill gli era apparsa mentre lavava la biancheria dei soldati, finché l’acqua non si tinse completamente del colore vermiglio del sangue.
    Questo è anche il triste racconto di Lile McGinley, soprannominata l’infelice. La nobile ed allora centenaria signora viveva con la servitù nel suo immenso castello, senza più alcun parente a Leitrim. Tutti l’avevano abbandonata, considerandola una povera pazza, ma Lile celava dentro di sé qualcosa che, durante quegli anni, l’aveva tormentata e per questo, fatta impazzire.

    Quando era ancora giovane e bella, Lile, come ogni ragazza del mondo, s’innamorò di un uomo buono e generoso, Brian O’Brian. Quell’amore, purtroppo, era ostacolato dai cattivi rapporti esistenti tra le loro nobili famiglie, per via di motivi politici, che poco interessano ai veri innamorati di qualsiasi epoca e nazione.
    Il padre di Lile era, infatti, un ricco protestante, da sempre contrario all’indipendenza dell’Irlanda, leale verso la Corona Inglese; mentre la famiglia O’Brian, cattolica e di antiche origini, si schierava dalla parte dei repubblicani, desiderosi di unire tutte le contee d’Irlanda. Lile e Brian volevano soltanto vivere apertamente quel dolce sentimento che li rendeva così simili, anche se culturalmente diversi.
    Dopo essere trascorsi moltissimi anni dalla morte del suo amato, Lile era ancora considerata una pazza, la gente aspettava di vederla scomparire per sempre, perché così si sarebbe chiusa la storia di una famiglia che, secondo gli abitanti della contea, aveva portato soltanto grande sfortuna.
    In Irlanda, però, i miti sono legati alle Fate e agli Spiriti della Natura, ed anche la storia di Lile e Brian era collegata ad una leggenda triste e spaventosa, quella di Aibhill, appunto.
    Circa mille anni fa, quella regione dell’Isola di Smeraldo era abitata dal Piccolo Popolo che fu assalito ed occupato dai Celti; i superstiti continuarono a vivere nascosti nei boschi, man mano divennero sempre più piccoli, si adattarono all’ambiente e lì fecero la conoscenza delle Fate, che donarono loro tutto il sapere e il potere degli Elfi, aiutandoli contro gli odiati invasori Celti. Secondo alcune leggende, gli esseri fatati rapivano i figli neonati dei Celti per vendicare il Piccolo Popolo.
    La figlia del capo del Piccolo Popolo era Aibhill, il cui destino fu molto simile a quello della povera Lile, infatti, anche il cuore della fanciulla si consumò d’amore per quello di un giovane cavaliere. Purtroppo quel giovane era un Celto e la ragazza non avrebbe mai potuto amare liberamente colui che suo padre odiava immensamente.

    Per qualche tempo Aibhill riuscì a proteggere quel sentimento, incontrava l’amato nei boschi e nelle paludi, poi, un giorno, forse a causa di qualche Fata crudele, il loro segreto fu svelato e il padre di Aibhill decise di punire la figlia per quell’oltraggio. La fanciulla fu rinchiusa in una gabbia di cristallo, e a niente valsero le sue grida e le suppliche pietose, perché davanti ai suoi occhi il giovane celto fu giustiziato atrocemente.
    Da quel giorno Aibhill sembrò impazzita, la notte piangeva ed urlava disperatamente, i suoi lamenti furono così acuti che riuscirono a rompere la fragile prigione e le permisero di fuggire via. Non fu mai più ritrovata, forse, intontita dal dolore, vagò nei boschi e nelle valli fino a che morte naturale non la sorprese.
    Nelle notti di luna piena, alcuni irlandesi confessano di aver sentito il pianto di Aibhill che echeggia nella valle, e chiunque riesca ad udire la sua voce ne rimane terrorizzato, poiché nelle sue urla è racchiuso tutto il dolore del mondo.
    La fanciulla divenne, infatti, simbolo di sfortuna e di malaugurio e fu denominata una Banshee, una specie di fata solitaria, uno spirito femminile che si aggira attorno ai fiumi e alle sorgenti d’Irlanda, il cui aspetto è spaventoso, con gli occhi rossi e gonfi per il pianto che versa sulle tombe di tutti coloro che in vita hanno sofferto per amore. Il gemito di una Banshee trapassa la notte, è una nota che sorge e precipita come le onde del mare, appare su per le colline scure, la sua figura bianca e luminosa si contrappone bruscamente contro le tenebre, i capelli grigio argento fluttuano e s’intrecciano, il mantello bianco, tessuto di ragnatela, si avvinghia stretto al suo corpo.
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    Forse adesso capirete perché la povera Lile venne allontanata da tutti a Leitrim, Brian morì tra le sue braccia, lui, che credeva nella pace e nell’unione del popolo irlandese; in una di quelle rivolte sanguinose, la vita del giovane fu spezzata, proprio per mano del padre di Lile.
    La dolce e bella irlandese non fu più la stessa, si rinchiuse in casa, iniziò ad imbruttirsi, divenne spaventosa nello sguardo e nel fisico, inguardabile e per questo abbandonata da tutti, nascosta, più per vergogna, nelle sue stanze, dove trascorse tutta la vita. Quanto sarebbe stato meglio morire d’improvviso, ma neanche questo le concesse la natura…
    Dalla sua finestra Lile vide gli anni passare, guardò da spettatrice impassibile ogni rivolta civile, il sangue di altri uomini versato, il pianto di altre donne chine sui corpi dei mariti, dei padri e dei fratelli morti; la mente svuotata della vecchia signora non rammentava neanche più il colore della bandiera irlandese, il tricolore arancione, bianco e verde, il cui significato era quello di pace duratura tra i Protestanti e i Cattolici d’Irlanda, stretti in una generosa ed eroica fratellanza, ciò per cui aveva combattuto e perso la vita il suo amato Brian.
    Cosa fosse cambiato nella storia del suo popolo e se la morte del suo Brian avesse mai avuto un senso, questo Lile non l’avrebbe saputo mai, e di certo, ancora oggi, il suono acuto del suo pianto, carico di disperazione, ed il tormento di tutta la sua vita, echeggiano nelle valli dell’Isola di Smeraldo, come i lamenti spaventosi della Banshee Aibhill. Alla sua morte, anche la vecchia Lile divenne parte della leggenda d’Irlanda.
    Si dice che chi visiti l’Irlanda non riesca più a dimenticarla, questo è probabilmente uno di quei casi: le atmosfere sono surreali e mitiche, piene di sfumature delicate e magiche, là, forse, con il calare dell’oscurità nella valle, qualche Fatina solitaria svolazza dispettosa, burlandosi della scarsa fantasia degli esseri umani e punendoli per la loro spietatezza, che, il più delle volte, si sostituisce all’ingenuità e alla purezza d’animo infantile.
    Ma voi a questo punto mi chiederete chi era allora Aibhill? E chi era Lile? Sul serio non lo avete ancora capito? E’ semplice ..Aibhill e Lile erano la stessa persona.. Aibhill era il nome che aveva da Fata Oscura, lo stesso nome che diede a sua figlia “di Linfa” prima di divenire l’umana Lile. Divenne Umana per amore e per lo stesso amore soffri e mori..Aibhill (la sua Figlia Di Linfa , Oscura come la madre) vegliò su di lei e sul suo amato, cercando anche di proteggerlo dalla morte stessa, cui però non potè contrastare. La piccola Aibhill abbandonò quelle Terre e il Piccolo Popolo con cui condivideva l’esistenza quando questo suo racconto divenne Leggenda, non poteva più vivere tra quei boschi e in quelle Radure, tutto le ricordava sua madre, tutto le ricordava il dolore e il sangue che questa storia recò..era allo stesso tempo delirio e tormento, una malinconia costante di cui si nutriva perennemente, un tormento che allo stesso tempo era delirio e dolore, rabbia e malinconia, amore e odio ..e poi in fondo non è proprio questa l’essenza di una Banshee?
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    Tratto dal diario della piccola Aibhill_ Mac_ O : “..Lasciai le mie Terre e il Piccolo Popolo cui appartenevo, lasciai l'Antica Quercia del Bosco Nero che mi ospitava e mi misi in viaggio, nascondendomi tra le Ombre, ero ormai abile a destreggiarmi nelle Ombre e ad usare Sotterfugi o mentire..l’avete letta la mia storia vero? Lo potete ben immaginare da voi allora quanto io sia stata parte di intrighi e vicende.
    Ora che avete sentito la mia storia e, dunque, sapete perché ho lasciato le mie terre, perché sono corsa in cerca di altre ombre cui trarre giovamento, sapete anche come approdai qui e, come giunsi al Bosco Oscuro, come il canto e la voce sommossa della mie Antenate mi guidò sino la quercia delle Banshee di queste terre. Come solo una Banshee “non” sa amare, porterò con me per sempre il ricordo di mia Madre di Linfa, del mio popolo e del suo Alto, porterò con me per sempre inciso nel mio stesso nome il dolore e il sangue che questa storia ha sviscerato, non comprenderò mai il motivo per cui una Fata, mia Madre, possa chiedere una vita umana, possa aver fatto un incantesimo per mutare la sua essenza “pura” con una “impura” e mortale, l’ho odiata e amata per averlo fatto.. sino al suo ultimo respiro “umano” ho vegliato su lei,la sua ultima notte ha udito il mio pianto riecheggiare come mai prima di allora. Voi vi chiederete perché vegliai su di lei , perché vegliai sulla famiglia del suo amato.. Davvero proprio non ci arrivate? Vegliai su Brian perché in fondo io nacqui dal dolore che mia madre provò per non poter avere il suo amato, essendo una Fata, quindi in fondo devo a lui la mia nascita e a mia madre di linfa, che decise di attendere la mia venuta al mondo dapprima come Lucina e poi come Fata, prima di fare il suo incantesimo.Noi Banshee siamo cosi incapaci di amare eppure lo dimostriamo nei modi più disparati..non vi prometterò di aiutarvi, e di non farvi del male, porto troppo dolore per essere una Fata senza rancore e senza malvagità, ma se sarete giusti, giusti per ciò che io ritengo giusto, forse e dico forse uscirete da questo Bosco soltanto con una bella storia da raccontare. “
     
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